Sheila- di PELLEGRINO Francesca




Sono Sheila, sono una ragazza italiana e da tempo porto con me l’incubo della mia violenza inconfessata e subita.
Sin dalla tenera età, sono sempre stata una bambina riservata e propensa a sognare ad occhi aperti, come quando trascorrevo le giornate in compagnia di mia mamma, guardando quei famosi film americani che mi facevano tanto emozionare al solo pensiero di poter avere una storia come la loro: a soli diciotto anni, a causa di una gravidanza indesiderata, decisi di sposarmi con quello che credevo sarebbe stato l’uomo perfetto, l’uomo con cui costruire una famiglia ed affrontare le difficoltà della vita.
Io credevo nell’amore, sembrava tutto un sogno: le nozze, gli anelli, la luna di miele; cosa volere di più?
Sono Sheila, diciotto anni, una valigia e la voglia di essere indipendente, nonostante la convivenza non si sia rivelata ciò che mi aspettavo; colui che doveva ricoprire la carica di mio marito non fa altro che diventare di giorno in giorno più possessivo, impedendomi addirittura di procurarmi un lavoro, facendomi così sentire una nullità, che necessita di essere mantenuta dall’uomo di casa.
Sono Sheila, ho diciotto anni e col passare del tempo lui si fa sempre più violento: uno schiaffo se dico qualche parola di troppo, un labbro rotto se mi trucco eccessivamente, dei lividi sul corpo se mi vesto in modo inadeguato, che sia o meno per lui. Ogni donna conosce quelle parole che giorno dopo giorno vengono ripetute come se fossero in grado di rimarginare le ferite psicologiche, finché gli uomini non omettono anche queste ultime: “Non succederà più”, “Ero soltanto nervoso”, “Te lo prometto”.
Sono passati alcuni mesi, è nata la nostra bambina e l’unica cosa che desidero è portarla via da questo ambiente che mi priva ormai di ogni diritto.
Un anno di soprusi, violenza psicologica e fisica anche davanti a nostra figlia: è stata questa la mia quotidianità; nessuno era a conoscenza di ciò che stava succedendo e del mosaico di lividi che ormai ricopriva ripetutamente il mio corpo minuto: ho affrontato tutto da sola e a testa alta.
Sono Sheila, ho quasi vent’anni e ho finalmente trovato il coraggio di testimoniare a discapito di colui che ha osato ridurre in pezzi la mia dignità.
La mia sofferenza è finita così: con una fuga; cogliendo l’opportunità del suo viaggio di lavoro, una sera ho deciso di prendere la bambina e andarmene senza voltarmi indietro, speranzosa di poter porre finalmente fine a tutto ciò. Io forse ho sbagliato a credere che inizialmente quell’uomo fosse semplicemente geloso, anche quando diveniva soffocante, ma non ho sbagliato quel giorno ad andarmene.
Chiunque subisca una violenza, che sia fisica o psicologica, deve subito trovare il coraggio di parlarne con qualcuno di fidato e, successivamente, fare denuncia.
Sono Sheila, ho vent’anni e nonostante tutto credo ancora nell’amore.

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