Samantha- di GALFRÈ Alessia



È brutto essere una donna, in alcuni momenti.
A differenza degli uomini, le donne subiscono delle violenze, sia fisiche che morali.
In molte parti del mondo, le donne vengono maltrattate e non viene loro permesso di avere dei diritti.
Io sono Samantha, ho 15 anni e arrivo da Bag-Dad in Iran.
Vivo in una famiglia numerosa, siamo in quattro sorelle e quattro fratelli, mia madre non c’è più e mio padre deve mantenerci.
Ognuno di noi si dà da fare ogni giorno per lavorare; i miei fratelli lavorano già , le mie 3 sorelle sono più grandi di me di pochi anni e sono state obbligate a sposarsi con uomini più grandi che potessero aiutarle.
Io non voglio crescere, non voglio sposarmi come loro; io vorrei solo andare a scuola e vivere come una ragazza di 15 anni.
Ma, sfortunatamente, non posso fare nemmeno quello.
A me non è permesso andare a scuola; è un posto per i ragazzi. Noi femmine dobbiamo lavorare sempre.
Come i miei fratelli, anche io lavoro in pessime condizioni con un uomo malvagio.
Tessiamo tappeti tutto il giorno, non ci possiamo fermare mai.
Mio padre mi ha mandata qui da poco.
Ci sono altre ragazze con me, anche una delle mie sorelle, di due anni più grande di me, Kira.
Ogni notte l’uomo apre la porta e prende una ragazza.
Ieri sera ha preso mia sorella, al mattino non l’ho vista.
Quando sono tornata dal lavoro, l’ho vista: era piena di graffi, con il vestito strappato e del sangue. Mi ha detto di non preoccuparmi.
Sono sulla mia brandina e ho paura. L’uomo si avvicina e mi sveglia dicendomi di seguirlo.
Esco finalmente da quello scantinato dopo tanto tempo e, finalmente, respiro aria nuova.
L’uomo mi trascina in una camera.
Io cerco di ribellarmi e lui mi picchia.
Piango e lui mi picchia sempre di più.
Mi ha violentata ed io non ho fatto nulla per evitarlo.                                                                  
Si è addormentato, potrei scappare ma non saprei dove andare, perciò aspetto il mattino per tornare da mia sorella.
È mattino, mi riporta al lavoro ed io vado subito da mia sorella. Ci raccontiamo tutto: piangiamo, vorremmo fuggire, ma non c’è nessuno ad aspettarci là fuori.
Passano due settimane dallo stupro che, nel frattempo, si è ripetuto ogni notte per me. Sono la sua “preferita".
È uno dei tanti mattini uguali.
L’uomo si avvicina a me e mi riferisce, con fredde parole: “Domani ci sarà il matrimonio, loro ti prepareranno e non puoi dire di no.”
Sono spaventata; non voglio sposarmi, ho solo 15 anni, sono giovane, non merito questo!
È questo che succede da noi alle donne: l’ingiustizia, la violenza , gli ordini.


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