LAILA di Letizia Sasia


                                     



Caro Diario,

è passato esattamente un anno da quando non lo vedo, da quando le mie giornate non passano più tra il dolore, le lacrime e il sangue. Oggi posso ritenermi una donna libera, una donna trattata come tale e non come una bestia da picchiare. Per ben due anni sono stata vittima di quell'uomo crudele che diceva di amarmi, che doveva fare così altrimenti non capivo. Ed effettivamente non capivo che ciò che mi rovinava era lui, la mia bontà e ingenuità e non, come riteneva lui, la mia stupidità e incapacità. Oggi riesco finalmente a respirare dopo un anno passato in convalescenza. Oggi riesco a camminare senza zoppicare, a dormire un po'di più, a sorridere un pochino e soprattutto a guardarmi allo specchio. Il ricordo di quegli schiaffi e di quei pugni è ancora vivido e ben impresso nella mia mente. Ricordo le sue urla (per lo più ubriache) piene di rabbia e le ferite, ma soprattutto la paura di non sopravvivere e di non essere più quella coppia innamorata  di un tempo. Eppure io continuavo a sperare che sarebbe tornato tutto come prima e che era solo un momento traslatorio; ci speravo malgrado le botte e gli insulti. Credo proprio che sia stato questo il mio sbaglio più grande: crederci. Sognavo che ritornasse a baciarmi con dolcezza, a tenermi per mano e a portarmi fuori a cena; in poche parole l'uomo di cui mi ero innamorata, lo stesso che mi aveva conquistata. Durante quei due lunghissimi anni ho sperato e pregato, fino a quando dopo tutte quelle botte il mio corpo ha ceduto; mi ricordo ancora quel giorno, l'ultimo giorno di violenza e forse il più terribile.

Come ogni sera era tornato da lavoro e io ero in cucina ad aspettarlo, le gambe tremanti e le mani sudate, il cuore perennemente in tumulto. La cena inizia tranquilla e silenziosa come sempre; poi distrattamente e anche per la debolezza causata dalle precedenti botte, mi cade il bicchiere che si frantuma a terra. Un attimo di silenzio e poi urla e insulti : <Laila sei una stupida incapace! Asciuga, veloce!>; io prendo subito uno straccio e mi metto ad asciugare, ma ecco che ricevo un calcio in faccia e poi in pancia e lui continua a ripetere: <Asciuga incapace!> e io tramortita a terra cerco di sollevarmi, ma in men che non si dica mi sbatte contro il muro e poi di nuovo ma questa volta le forze mi abbandonano e mi ritrovo a terra, non vedo niente.Poi sento il rumore dei suoi passi, si avvicina. Prima ancora che riesca a vederlo mi ha già di nuovo colpita : le vecchie ferite si riaprono, il sangue mi sporca i vestiti, sono ridotta malissimo e ho paura di non farcela, di morire. Afferro una pentola caduta a terra e lo colpisco, lui cade e io raccolgo le mie ultime forze e mi metto a correre, corro verso la salvezza.

Non l'avevo mai visto così arrabbiato come quella volta e avevo paura che non sarei riuscita a sopravvivere : il mio corpo era troppo debole e la sua violenza era troppa.

Le ultime scene che ricordo di quel giorno terribile sono la chiamata alla polizia fatta con un filo di voce mentre continuavo a correre e l'ambulanza e  visi gentili e premurosi intorno a me, poi finalmente, solo a quel punto dopo due eterni anni chiudo gli occhi sentendomi al sicuro.

Ora eccomi qua, esattamente un anno dopo con quel ricordo che so già che non mi abbandonerà mai . Ma non per questo voglio arrendermi ; devo ricominciare a vivere e ad essere una donna e a sentirmi tale. Voglio ritonare a sorridere, a mangiare e soprattutto a sognare.

"Il cuore di una donna è un profondo oceano di segreti (e ricordi)".

                                                                                                                  La tua cara LAILA

                                                               



                         


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