Era una giornata di fine
estate. L'unico pensiero di tutti i giovani era il ritorno a scuola: finalmente
si potevano rincontrare i vicini di banco dopo mesi e riprendere i discorsi
interrotti. Ma per qualcuno di quell'emozione non restò che un utopia: è il
caso di Gisella, una bambina di dieci anni che abita nelle campagne di un
piccolo paesino dominato dal terrore e provato da cinque lunghi anni di guerra.
Gisella amava andare a scuola, apprendere e stare in compagnia; ma quest'anno
le cose si presentavano differenti: il papà era stato richiamato ad arruolarsi
tra le fila dell'esercito italiano e la cascina era rimasta in mano alla
moglie. È per questo motivo che Gisella dovette rinunciare a frequentare la V elementare, nonostante i suoi
voti fossero molto alti e il reddito proficuo. In quell'anno uguale ai cinque
precedenti per le condizioni sociali, ma differente dal punto di vista
della sua educazione, Gisella iniziò a prendersi cura dei suoi fratelli minori
e svolgere le principali faccende domestiche. Le giornate si prospettavano però
molto lunghe e talvolta il pensiero di non essere a scuola faceva da padrone:
le motivazioni sembravano sensate agli occhi della bambina: la guerra che
incombeva, i quotidiani bombardamenti e la distanza che rendeva pericolose le
trasferte in paese. L'odio più accentuato che provava Gisella era nei confronti
dei nazisti: arrivavano con arroganza nelle cascine, pretendevano un pasto
caldo e cercavano dei sacchi di grano nascosti dai capofamiglia per sfamare la
prole e mandarli in prigione. Fu quello il destino del papà di Gisella, che
dopo la guerra fu imprigionato per venti giorni e ne tornò malato. Nel '45
Gisella riuscì a tornare a scuola, passò l'esame di licenza e nel '46 iniziò a
lavorare quotidianamente come contadina nella cascina di famiglia.
GISELLA di Fabio Battisti
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