GISELLA di Fabio Battisti


Era una giornata di fine estate. L'unico pensiero di tutti i giovani era il ritorno a scuola: finalmente si potevano rincontrare i vicini di banco dopo mesi e riprendere i discorsi interrotti. Ma per qualcuno di quell'emozione non restò che un utopia: è il caso di Gisella, una bambina di dieci anni che abita nelle campagne di un piccolo paesino dominato dal terrore e provato da cinque lunghi anni di guerra. Gisella amava andare a scuola, apprendere e stare in compagnia; ma quest'anno le cose si presentavano differenti: il papà era stato richiamato ad arruolarsi tra le fila dell'esercito italiano e la cascina era rimasta in mano alla moglie. È per questo motivo che Gisella dovette rinunciare a frequentare la V elementare, nonostante i suoi voti fossero molto alti e il reddito proficuo. In quell'anno uguale ai cinque precedenti per le  condizioni sociali, ma differente dal punto di vista della sua educazione, Gisella iniziò a prendersi cura dei suoi fratelli minori e svolgere le principali faccende domestiche. Le giornate si prospettavano però molto lunghe e talvolta il pensiero di non essere a scuola faceva da padrone: le motivazioni sembravano sensate agli occhi della bambina: la guerra che incombeva, i quotidiani bombardamenti e la distanza che rendeva pericolose le trasferte in paese. L'odio più accentuato che provava Gisella era nei confronti dei nazisti: arrivavano con arroganza nelle cascine, pretendevano un pasto caldo e cercavano dei sacchi di grano nascosti dai capofamiglia per sfamare la prole e mandarli in prigione. Fu quello il destino del papà di Gisella, che dopo la guerra fu imprigionato per venti giorni e ne tornò malato. Nel '45 Gisella riuscì a tornare a scuola, passò l'esame di licenza e nel '46 iniziò a lavorare quotidianamente come contadina nella cascina di famiglia.

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