Himani- di BUSSI Francesca





Ciao, sono Himani, e ora vi racconterò la storia della mia vita. La mia era una vita felice: i miei genitori andavano d'accordo, mio padre aveva un buon lavoro, io andavo a scuola a Jalpur, India, ed avevo molte amiche. Poi mio padre morì. Mia madre, senza stipendio e senza casa, andò a vivere per la strada, e io da mio zio affinché lui mi trovasse un marito. Dopo una settimana, ero promessa in sposa a un uomo di 50 anni. Dopo un' altra settimana ero sposata. Trascorsi la prima notte di nozze a piangere. Avevo 12 anni.
Il giorno dopo partii per la città di mio marito, Bhopal. Per i primi sei mesi, Bhadresh si comportò come un marito perfetto: potevo fare ciò che volevo tranne due cose. Non potevo più andare a scuola, perché lui pensava che a scuola gli insegnanti mettessero solo idee strane in testa alle ragazze. La seconda era che non potevo uscire senza di lui: ero di sua proprietà. Due settimane prima del mio tredicesimo compleanno, mi arrivarono le prime mestruazioni. E da quel giorno iniziarono le violenze fisiche. Mi stuprò, finché non rimasi incinta. Ma dopo due mesi abortii spontaneamente. Quando lo seppe mi ruppe il naso. Ci riprovò parecchie volte, ma il risultato era sempre lo stesso: abortivo dopo poche settimane. Dopo un anno di tentativi mi portò dal dottore. Sono sterile. Niente da fare. Arrivata a casa mi ero aspettata botte, anche più del solito, ma non successe niente di tutto ciò. Non che sia stato meglio, sinceramente. Mi guardò e mi disse semplicemente “tu non sei neanche una donna.” Non mi ha mai più toccato in quel senso. Secondo il mio parere, se non fosse stato il codardo che era, mi avrebbe uccisa e avrebbe sposato un'altra ragazza: questa almeno avrebbe potuto dargli dei figli, ma come ho detto, era un codardo. Le violenze fisiche erano finite, ma erano iniziate quelle psicologiche. Sinceramente, non so cosa sia meglio. Ogni cosa che cucinavo, diceva che faceva schifo; mi diceva che non ero più bella, anche quando cercavo di fargli piacere e farmi un po' carina. La cosa peggiore che mi diceva era che ero solo una mezza donna, e che ero inutile. Iniziò pure a dirmi che ero grassa, che facevo sempre più schifo. Quindi iniziò a farmi mangiare solo il poco necessario per farmi sopravvivere e continuare a fare i lavori domestici, anche se secondo lui, la casa era sempre un porcile. In un anno arrivai a pesare 45 chilogrammi. Ero solo più pelle e ossa. Al mio diciassettesimo compleanno mi arrivò una lettera da mio zio. Mamma era morta, l'avevano stuprata in tre e poi l'avevano uccisa. Il mio mondo cadde in mille pezzi. Pensai di suicidarmi, così non avrei avuto più nulla di cui preoccuparmi. Ma poi pensai a mio padre. Era da anni che non ci pensavo. È stato l'unico uomo buono che io abbia mai conosciuto, e lui non avrebbe voluto che facessi una cosa del genere. Lui pensava che la vita fosse sacra, e tutto ciò che succede, è pensato da una Mente più grande e che prima o poi tutto tornerà al proprio posto. Iniziai di nuovo a prendermi cura di me stessa, e pian piano migliorai.
Il 16 marzo 2010, quando ormai avevo più di 18 anni, arrivò il mio angelo custode, sotto forma di ragazza. Vivevo in un quartiere ricco della città di mio marito, perché lui aveva un lavoro rispettabile e guadagnava parecchio. Il giorno sopracitato, arrivò nella casa accanto alla nostra un collega di mio marito con una ragazza di 20 anni, con cui da poco si era sposato. Questo collega, di anni, ne aveva 45. Mio marito e questo collega erano molto amici, quindi furono d'accordo di far passare del tempo insieme a me e a questa ragazza. Si chiama Kiran. Significa 'raggio di sole', e nella mia vita lei lo è stato davvero. Siamo diventate migliori amiche e, grazie a lei, mi sono salvata. Destino è stato che anche lei fosse sterile, e suo marito però la picchiò così forte che quasi la uccise. Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. Decidemmo di trovare un modo di uccidere i nostri mariti, così che saremmo potute scappare. Lo so, non era un piano fantastico, ma era la nostra unica possibilità. Kiran mi raccontò che prima di essere promessa sposa a Ramdas, aveva avuto un rapporto con un americano, Jason, e che continuava a tenersi in contatto con lui, e che costui ci avrebbe aiutato a scappare. Avevamo una piccolissima possibilità di successo.
Ci siamo procurate del veleno (semplice veleno per uccidere gli insetti nel giardino) e, una volta decisa la sera, quella del 22 luglio 2012, lo sbriciolammo nel piatto dei nostri rispettivi mariti, e… aspettammo. Lui era un codardo, ma io no. Si addormentarono in pochi minuti. L'americano arrivò alle 20 e ci portò in aeroporto. Spero tanto che quella bestia che io chiamavo marito sia morto nei più atroci dolori, soffrendo tutto quello che mi fece soffrire nei 7 anni di matrimonio. Ma non lo saprò mai, e sono contenta così.
Io e Karin partimmo quella sera per New York. Là, arrivate, Jason ci aiutò in tutti i modi possibili. Io ripresi ad andare a scuola, e ora sono una giornalista in carriera. Ho vissuto i primi anni con Karin, poi lei si è sposata con l'americano e io ho trovato un ragazzo che mi rispetta, e non sono mai stata così felice. Un po' di giorni fa ho letto una frase che sarebbe piaciuta ai miei genitori e che descrive la mia vita perfettamente: “qualche volta, quando ci sembra che tutto stia cadendo in pezzi, forse quei pezzi stanno solo cadendo al loro posto”.

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