Chiara- di PERACCHIA Erica




Mi chiamo Chiara, ho 13 anni, abito in un paesino di campagna, in Italia.
Sono una ragazzina abbastanza alta, magra, capelli castani, occhi chiari.
Per chi non mi conosce posso sembrare una ragazzina felice. Ma non è così!
Tutte le mattine quando vado a scuola è come indossassi una maschera; esco di casa tutta felice e sorridente, ma appena ritorno mi rabbuio.
Odio entrare in quel posto; sì, odio entrare in casa mia.
Una volta vivevo li con i miei genitori e mio fratello, ora da sola con un "mostro".
Mia madre è morta tre mesi fa, si è suicidata buttandosi dalla finestra.
Era l'unico modo per mettere fine al suo dolore.
Mio padre la picchiava, la maltrattava, le impediva di uscire di casa per paura che andasse a denunciarlo alla polizia…
Ha sopportato tutto ciò per più di 18 anni, senza mai ribellarsi, e poi basta, si è uccisa.
Così ha smesso di soffrire.
Poco dopo la sua morte mio padre, o quello che una volta potevo chiamare così, ha deciso di sfogarsi su di me; più volte mio fratello ha provato a fermarlo, ma non è servito a niente.
Ieri sera ha deciso di scappare di casa, vuole iniziare una nuova vita, trovare un lavoro, crearsi una famiglia.
Ha promesso di tornare, di portarmi via da qua.
Nel frattempo io dovrò restare qua, sa sola, a subire le minacce del mostro senza potermi ribellare.
Ora devo fare solo una cosa: devo essere forte.


Mi chiamo Chiara, ho 15 anni.
Sono passati quasi due anni da quando mio fratello se n'è andato, non è ancora venuto a prendermi.
Per circa un anno ho subito maltrattamenti da parte del "mostro", mi picchiava e se urlavo minacciava di uccidermi.
Poi, un giorno, le cose sono andate diversamente…
Un pomeriggio tornata a casa lui mi ha presa per un braccio, mi ha portata in camera sua, mi ha spogliata, poi si è spogliato anche lui.
Ha detto che sarebbe stato divertente, ma non lo è stato.
Ogni sera penso a come sarebbe bello essere con mio fratello, lontano da qui.
Ormai ho perso tutte le speranze.


Mi chiamo Chiara, ho 23 anni.
Ora vivo a Milano, lavoro in un centro che si occupa di aiutare donne e bambini maltrattati.
Un po' come è successo a me.
Sette anni fa tutto è cambiato.
Stavo tornando a casa quando ho visto una macchina della polizia parcheggiata nel vialetto, il "mostro" ammanettato.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, pensavo fosse un sogno.
Poi un ragazzo alto in uniforme mi venne incontro.
Era mio fratello, aveva mantenuto la promessa.


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