CATERINA di Martina Bergamasco







Il mio nome è Caterina, ho diciassette anni appena compiuti ed il mio unico grande sogno è diventare  una ballerina professionista. La danza classica è la mia passione fin da quando ero piccola. Ho iniziato a ballare quando avevo all’incirca quattro anni e mi innamorai subito di quella musica soave, di quel tutù così leggero e soffice e di quelle scarpette così comode. Finalmente dopo tanti anni di allenamento, sarò la protagonista dello spettacolo che insceneremo al saggio di fine anno al Teatro Regio di Torino. Il balletto sarà “Il lago dei cigni” ed io interpreterò Odette, cioè il personaggio principale. Lo spettacolo è sempre più vicino e l’ansia è sempre di più: dovrò essere perfetta. Nelle ultime settimane mi alleno tutti i giorni e la stanchezza inizia a farsi sentire. Ultimamente però, durante la lezione di danza, mi sento sempre di più in soggezione. Quando io e Marco, il maestro di danza più giovane, restiamo soli, mi fa molti complimenti, come, ad esempio: “oggi ti sta proprio bene il body” oppure “hai un fisico veramente fantastico” ed io sentendo tutto ciò non so mai come rispondere, quindi mi limito a ringraziare e sorridere. Però nell’ultima settimana la situazione è cambiata, lui ha un approccio sempre più fisico. Se non faccio bene una piroulette o se sposto il bacino durante un “rond de jambe”, Marco mi viene vicino e con la scusa che devo migliorare mi tiene i fianchi e a volte, purtroppo, le sue mani scendono ed io, sinceramente, non penso che sia il modo migliore per insegnarmi… ma quello non era nulla in confronto a quello che successe dopo.

Quella sera rimasi a provare fino a tardi e lui continuava a toccarmi e a farmi battute anche con riferimenti sessuali. Sinceramente non lo sopportavo proprio più, quindi, lo ignorai. Quando andai a cambiarmi nello spogliatoio, mi accorsi che non ero più sola. Sull’uscio c’era Marco. Gli dissi di uscire, ma lui si avvicinava sempre di più mentre io cercavo di allontanarmi. Mi prese la mano e mi disse di non avere paura, e a quel punto iniziò a svestirsi, io, in preda al panico, iniziai ad urlare, ma eravamo soli. Cercai di divincolarmi, ma non riuscì. Piansi e gridai con tutto il fiato che avevo, ma non servì a niente.

Non so con chi parlarne e come affrontare l’argomento, non credo che qualcuno possa capirmi. Credo che lascerò la danza. Ho paura di lui. Non so cosa fare. Non so se parlarne con qualcuno o semplicemente dimenticare e fingere che non sia successo nulla. Dimenticare sarà difficile perchè sarà per sempre una macchia sul mio corpo.

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