Carlotta- di ENDEMINI Cristina



18 febbraio 2010

Mi chiamo Carlotta. Sinceramente non so perché sto perdendo tempo a scrivere su questo diario, visto che ho un figlio di 8 anni decisamente impegnativo e un negozio di abbigliamento da portare avanti. Però, a quanto pare, per la psicologa era un passo importante da fare. Ma a me, onestamente, questo “passo importante” proprio non interessa. È stata tutta un’idea di Laura: una sorella così, a volte, è piuttosto irritante. È da mesi ormai che mi pressa con le sue grandi teorie da medico in carriera. Ma non capisce che mi sono procurata quei lividi in negozio, mentre sistemavo gli scatoloni di lingerie su uno scaffale. Ora, però, devo interrompere: è arrivato mio marito e sono così contenta che sia tornato a casa che ora corro a salutarlo, così gli faccio anche piacere.

                                                                                                                                      18 marzo 2010

Come previsto, ogni 18 del mese, devo continuare questo diario personale. Perciò, inizio subito per non perdere troppo tempo. È sera e ho appena messo il mio bimbo a dormire: finalmente posso rilassarmi un attimo. Mio marito è andato a giocare a rugby con i suoi amici; ho ancora una mezz’oretta di tempo prima che torni. La psicologa dice che le nostre sedute stanno andando molto bene, si sente fiduciosa, ma io non mi sento così diversa, anche se parlo più liberamente e mi sento più sciolta con lei. Abbiamo iniziato a discutere del rapporto con mio marito, e devo dire che la psicologa, su questo argomento, sta facendo molta leva. Mi ha chiesto dei miei rapporti sessuali con lui, ed io, ad essere sincera, mi sentivo totalmente imbarazzata: non è da tutti parlarne con un’estranea. Io cosa potevo dirle, se non che fosse stupendo? D’altronde con lui ho passato gli ultimi dieci anni della mia vita: mi sento sua e voglio che lui mi senta sua. Qualche giorno fa, la terapista mi ha posto una domanda alla quale io ho reagito infastidita: “Suo marito l’ha mai forzata nella vostra intimità?”.
Risposi istintivamente di no; al massimo qualche schiaffo per affermare la sua virilità.
Del resto, gli uomini hanno bisogno di “sentirsi maschi”, no? 
Dopo questa mia risposta c’è stato un attimo di silenzio, nessuna reazione da parte sua; la vedevo solo scrivere su quel taccuino che porta sempre dietro con sé. 
Laura continua ad avere lo stesso atteggiamento con me: “iperprotettività”. Questa è la parola che userei per descriverla. Mi invita sempre a casa sua, oppure ad andare in giro per la città. Sembra quasi che cerchi di farmi stare il più lontano possibile da casa. Ma non capisce che mio marito non vuole? Una delle parti che più amo di lui è la sua gelosia. Non gli fa piacere il fatto che io esca con dei colleghi o amici d’ infanzia, anche se non sono da sola. Alcuni definiscono questo suo lato come possessività, ma secondo me si sbagliano: è semplicemente un modo per dimostrarmi che tiene davvero a me. No?

                                                                                                       
                           

  18 aprile 2010
Mi ha picchiata.

                                                                                                                                         18 luglio 2015
Sono felice, felice per davvero. Da 5 anni ho preso il controllo della mia vita e, finalmente, mi sento libera. Ho trovato un piccolo appartamento in un’altra città e me ne sono andata con il mio bambino. Si è ambientato facilmente, è un ragazzino sveglio, proprio come Laura. Da tempo ho capito quanto lei sia stata fondamentale in questo “processo”. Senza di lei, probabilmente, sarei ancora là, a soffrire in silenzio, pensando di non avere bisogno di nessuno. Io e la psicologa ci sentiamo spesso, il nostro rapporto è rimasto professionale, ma so di avere qualcuno con cui sfogarmi, e a cui esporre le mie preoccupazioni senza paura di essere giudicata per ciò che penso e ciò che sono. Per quanto riguarda lui, non l’ho mai più visto o sentito. Appena me ne sono andata, ha provato più volte a cercarmi in modo da rivedermi, ma ho sempre rifiutato. Ho capito che la libertà che cercavo una volta era solamente il riflesso di quello che lui voleva, come tutto, del resto. Ero diventata schiava di una persona che avrebbe dovuto amarmi. Ma, a quanto pare, lo faceva in maniera sbagliata. O proprio non lo faceva. 
Da qualche mese ho riaperto il mio negozio qui, e devo dire che gli affari stanno andando molto bene. 
Praticamente ho iniziato una nuova vita insieme a mio figlio, e voglio che questa volta la strada da percorrere sia tutta in discesa.
Me lo sto chiedendo da un po’: “Sono pronta per un’altra relazione?” Ad essere sincera, sarei anche pronta, ma non ne sento il bisogno. Ho tutto ciò che mi rende felice: una casa, mio figlio, un lavoro e tutti i miei amici, sia quelli di vecchia data, sia quelli conosciuti qui. Ed è proprio grazie a loro che ho capito che a cambiare dovevo essere anch’io. Ho capito che, senza il loro aiuto, la mia vita non avrebbe avuto una svolta. Ho capito che tutti hanno bisogno di qualcuno. Ho capito che loro sono stati la mia vera salvezza.

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