Angelica- di FRANCESCHINA Linda






Alla mia mamma Angelica.
Oggi è il primo giorno d'estate, e la mia mamma è appena tornata a casa con la spesa.
Sta iniziando a cucinare per la cena di stasera: sembra molto contenta questo pomeriggio, non l' avevo mai vista così felice.
È arrivato papà da lavoro, è ora di mangiare, ma la mamma, quando papà torna a casa, non sorride mai, è sempre triste.
Iniziamo a mangiare e papà comincia a criticare mamma, le dice che non è capace a fare niente, che è un peso per questa famiglia poiché non lavora e non prova a cercare un lavoro.
La mamma adesso sta piangendo e papà si alza arrabbiato da tavola ed esce di casa.
Siamo a fine luglio e proprio oggi è il compleanno di papà.
Mamma per festeggiarlo sta preparando la sua torta preferita: cioccolato e fragole.
Adesso stiamo aspettando che papà torni a casa, ma da un po' di settimane ritorna a casa sempre ubriaco e quando vede la mamma, inizia a urlarle contro, dicendole tante cattiverie e la mamma puntualmente inizia a piangere senza mai fermarsi.
Questa sera sembra più ubriaco e più arrabbiato rispetto alle altre volte; assaggia la torta, la butta per terra dicendo che fa schifo e inizia a strillare contro la mamma, ma stavolta è più aggressivo e incomincia a picchiarla.
È il primo giorno di scuola e inizio la terza elementare. Le cinque ore passano molto velocemente e si sente il suono della campanella: questo vuol dire tornare a casa.
Quando torno, di solito, trovo la mamma in cucina che mi prepara il pranzo, e ogni volta che entro nella stanza mi rivolge sempre un bellissimo sorriso.
Questa volta è diverso: non trovo la mamma in cucina, ma la vedo in soggiorno per terra, coperta da lividi e in qualche punto si notano alcune macchie di sangue.
Sono preoccupato, corro verso di lei, la mamma mi guarda. Le chiedo chi è stato, ma credo di sapere già la risposta. Con un filo di voce, mamma mi risponde: "Papà".
In quel momento perde i sensi, corro per tutto il condominio per chiedere aiuto, e l'unica persona che compare sul pianerottolo è il nostro vicino, che corre ad aiutarmi chiamando l'ambulanza.
Sono passate tre settimane, tu non hai ancora riaperto gli occhi. La tua stanza è piena di fiori che sprigionano un profumo stupendo, ma non sono così belli come te.
Continuerò ad aspettare con impazienza di vedere i tuoi occhi aprirsi.

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