Lalima- di DALIA Noemi




Lalima รจ sempre stata nella sua casa a Kanpur (India), da quando ha memoria, continuamente soffocata da quelle quattro pareti di cui ha memorizzato persino le crepe.
Fin da piccola, sua madre e sua nonna le hanno dato un'educazione rigida, senza alcuno strappo alla regola.
Non รจ mai andata a scuola, al contrario di alcune figlie di amiche di sua madre. Le vedeva spesso fuori dalla finestra mentre tornavano a casa o giocavano.
L'unico tragitto che abbia mai percorso, รจ quello che va da casa sua al piccolo corso d'acqua che scorre vicino alla sua dimora. Lo percorreva una volta alla settimana per andare a lavare i panni insieme alle altre donne di casa.
Da quel che ricorda, ha imparato a svolgere le faccende di casa ancor prima di iniziare a camminare. Le sue coetanee giocavano per la strada con oggetti trovati per caso, mentre lei doveva ascoltare le mille indicazioni e gli altrettanti rimproveri su come servire i cibi in tavola, preparare un buon pranzo, spazzare il pavimento o rifare il letto. Gli anni della sua infanzia trascorsero a ritmo di "Lalima, stai composta a tavola!", "Lalima, spazza meglio il pavimento!", "Lalima, la forchetta va a sinistra e non a destra!" e centinaia di esclamazioni simili. Sua madre e sua nonna le ripetevano sempre che tutto questo serviva a diventare una perfetta moglie e che le altre bambine, un giorno, avrebbero rimpianto di aver passato i pomeriggi a giocare.
Lalima, bene o male, riusciva a sopportare tutto ciรฒ, allettata dalla piccola ricompensa che avrebbe ottenuto se si fosse comportata bene e che, quasi sempre, consisteva in un biscotto o qualche altra leccornia a lei proibita.
La vita della ragazza, quasi undicenne, cambiรฒ improvvisamente. Un giorno sua madre la svegliรฒ, dicendole di mettere il vestito piรน bello che avesse, e di raggiungerla appena finito. Lalima guardรฒ fuori dalla finestra: il cielo piangeva, come a preannunciare la dolorosa e triste giornata. La ragazzina raggiunse la madre al piano inferiore e si diresse fuori insieme a lei e alla nonna. Quasi si sentรฌ scoppiare dalla gioia: stava uscendo. Sรฌ, proprio lei che restava sempre rinchiusa in casa, tranne che per lavare i panni, aveva attraversato quella maledetta porta e sorpassato quell'uscio infernale di quella casa, che lei considerava peggio degli inferi. (Ripensandoci adesso, quella casa le sembra quasi un'oasi in mezzo al deserto piรน caldo). Percorse la strada che dalla sua casa quasi in centro portava verso la periferia. Se si sforza sente ancora il calore dell'asfalto caldo, la pioggia fredda - che quello che si puรฒ a malapena considerare ombrello non ha parato - che le scorre sulla pelle ambrata. Sรฌ sentรฌ cosรฌ libera in quel momento, che neanche si accorse di essere arrivata davanti ad una casa che aveva un'aria inquietante. Sua madre bussรฒ alla porta e un uomo, circa sulla cinquantina, venne loro ad aprire. Lalima lo riconobbe come il dottore di famiglia, che era venuto svariate volte a casa sua, quando suo padre o altri familiari stavano male. Una domanda le rimbombรฒ improvvisamente in testa: "Perchรจ ci troviamo dal dottore? Non sta male nessuno!". Subito dopo sentรฌ il battito accellerare, ed era sicura di essere diventata pallida, per quanto la sua carnagione scura lo permettesse. Sentiva le due donne parlottare con il dottore, ma era talmente in ansia che le voci le arrivavano ovattate, come se si fosse appena svegliata. Solo che lei era sveglia, e il suo incubo doveva ancora cominciare. Sapeva perfettamente che di lรฌ a poco sarebbe successo qualcosa di orribile. Avrebbe dovuto capirlo dalla pioggia, perchรจ in qualche modo la natura ci dร  sempre un segno, sia che sia bello, sia che sia brutto. Le voci smisero di parlare e, poco dopo, venne trascinata in un'altra stanza. Si stese su un lettino e rimasero solamente lei e il dottore. Lo vide prendere una specie di coltellino e avvicinarsi con cautela a lei. Paura. Sentรฌ solo quella sensazione diramata per tutto il suo corpo. Si scostรฒ, cercรฒ di alzarsi. Urlรฒ. Pianse. Vide la madre e la nonna entrare nella stanza e prenderla per le braccia, ancorandola al lettino duro e freddo. Si sentรฌ come un uccellino in gabbia che spinge e scalcia per liberarsi, ma le due donne la ingabbiarono e le impedirono di volare e fuggire via.
Il dottore si avvicinรฒ nuovamente e la toccรฒ proprio lรฌ.
Sentiva dolore e la testa le scoppiava per il troppo gridare. Si sentรฌ violata, sporca. Una creatura infima. Dopo qualche minuto l'uomo finรฌ, e lei voleva soltanto morire. Non ritenne piรน valido vivere. Quello che le era appena accaduto, la segnรฒ cosรฌ tanto che la morte le sembrรฒ persino una cosa migliore.
Ma questo รจ soltanto il preludio, perchรจ il vero concerto doveva ancora incominciare e la povera, ingenua e non piรน innocente Lalima, non sapeva che il seguito dell'opera sarebbe stato ancora peggio.
Da quel giorno in poi, la sua vita peggiorรฒ, come una montagna russa infinita che va solo in discesa, giรน fino all'inferno. La madre e la nonna divennero sempre piรน rigide: rimproveri continui, pulizie su pulizie e niente piรน ricompense, che erano le uniche pennellate di colore sulla sua tela tristemente nera.
Qualche anno dopo, all'etร  di quattordici anni, Lalima indossรฒ di nuovo il suo abito migliore e, in cuor suo, sapeva che sarebbe stato un giorno anche peggiore di quello di qualche anno fa, che aveva tatuato dietro le palpebre e che la tormentava durante il sonno. Si lavรฒ, mise sulla pelle ambrata alcune creme, acconciรฒ i lunghi capelli neri in una treccia morbida che le ricadeva sulle spalle. Mise un meraviglioso sahri verde, decorato con delle ricamature dorate, talmente fini e perfette da sembrare ragnatele. Il colore del vestito faceva risaltare meravigliosamente i suoi occhi grigi, che aveva ereditato dalla nonna paterna ormai scomparsa. Lalima era mozzafiato. Sembrava quasi una creatura ultraterrena, sia per l'aspetto che per i movimenti leggiadri, acquisiti con anni e anni di rimproveri e qualche volta schiaffi. La ragazza scese con grazia le scale, cercando di far rallentare il battito del suo cuore e di mettere i piedi uno davanti all'altro, cercando di non cadere. Lalima si diresse nel salone e vide proprio quello che temeva e si aspettava. Un uomo molto piรน vecchio di lei era seduto sul divano bianco e parlava animatamente con sua madre, quella donna che le aveva dato la vita, ma che le aveva fatto anche enormemente male. Ed in quel momento capรฌ che non aveva piรน scampo, che la sua vita sarebbe ancora peggiorata. Con andatura tremante si diresse verso il divano e si sedette accanto la madre. L'uomo si presentรฒ sotto il nome di Jazir. Era abbastanza alto e nemmeno di brutto aspetto, ma i suoi occhi riflettevano una luce estremamente cupa. Erano quasi neri, e Lalima giurรฒ di averci visto l'essenza del male. Deglutรฌ e sorrise lievemente, cercando di non rigettare il contenuto del suo stomaco e di non scappare via urlando. La madre e Jazir continuarono a parlare e lei passรฒ due buone ore a tener su la sua maschera sorridente, mentre, dentro, il suo animo era dilaniato e piangente. Anche quel giorno il cielo piangeva come il suo animo, e Lalima perse definitivamente la speranza.
Il matrimonio si celebrรฒ l'anno dopo. Fu una cerimonia sfarzosa, piena di danze, canti e invitati. Lalima capรฌ quel giorno perchรจ aveva dovuto sposare Jazir. L'uomo era estremamente ricco e la sua famiglia , pur non essendo povera, era sicuramente non benestante.
La notte di nozze fu uno dei momenti piรน terribili della sua vita. Jazir la costrinse ad avere un rapporto con lei. Pianse durante tutto l'amplesso e nella sua mente continuava a ripetersi quando sarebbe stato bello morire piuttosto che essere lรฌ e subire quell'umiliazione.
Ora Lalima ha diciannove anni, solo un orecchio, qualche dita dei piedi in meno e talmente tante cicatrici esteriori e interiori da averne perso il conto. Ma quella piรน bella parte dalla coscia e giunge fino al ginocchio. Lei ama quella cicatrice, perchรจ in fondo la rappresenta. Quando suo marito gliel'ha procurata, รจ stata cosรฌ vicino alla tanta agognata morte, che ricorda quasi il mito di Icaro. La morte รจ per Lalima come il sole. La raggiunge con le sue ali di cera che subito dopo si sciolgono. Cosรฌ vicina ma allo stesso tempo cosรฌ lontana. La ragazza รจ quasi la rappresentazione vivente di "Guernica" di Picasso. La stupenda cittร  devastata dal bombardamento รจ come Lalima, che prima era bellissima, ma adesso รจ devastata dalle cicatrici e dagli abusi sia fisici che psicologici.
Passa ancora un po' di tempo prima che Lalima decida finalmente di farla finita e far riposare la sua stanca anima. Organizza il suicidio perfetto. Ha intenzione di aspettare che il marito esca, rubare le sue pillole per l'ulcera, ingoiarne una notevole quantitร  e finalmente morire. Sprizza gioia da tutti i pori al solo pensiero della morte. Aspetta che Jazir vada a lavorare, e manda i servi a fare compere al mercato, in modo da essere completamente sola. Ruba dal comodino del marito le pillole e ne conta esattamente diciannove. Una per ogni anno che ha trascorso in questo mondo maligno.
Ne ingoia una per una e ogni volta le conta. Una, due, tre...sente il corpo assopirsi lievemente. Otto, nove, dieci...sente la testa girare, ma resiste. Il desiderio di morire รจ piรน forte di tutto il resto. Quattordici, quindici, sedici...inizia a non sentire piรน le gambe e le braccia. Diciassette, diciotto, diciannove...si accascia a terra e chiude gli occhi. Finalmente la Morte si รจ presa la sua triste anima e l'ha portata con sรจ nel mondo dei morti. Anche quel giorno il cielo piange.
Lalima era come la stella cometa piรน bella, che perรฒ si รจ consumata ed รจ esplosa troppo velocemente per apprezzarne appieno la bellezza.

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