Amira- di TALLONE Alessia






Amira è poco più di una bambina, ma le lacrime coprono il suo volto più del sorriso.
Ha 10 anni, è nata l’8 ottobre del 2005 in un piccolo villaggio degli Emirati Arabi, da una famiglia molto povera.
Una bambina bellissima: capelli neri come la notte, che accarezzano l’innocente visino, e occhi color ghiaccio, che incantano tutti.
Indossa sempre gli stessi vestiti: un abitino sciupato e sporco, un fazzoletto purpureo, che la ripara dal sole nelle giornate calde e scarpette di corda.
Purtroppo i suoi non possono permettersi altro, dato che sono ben otto in famiglia, o per lo meno lo erano.
Infatti, neanche un anno fa, il giovane padre morì assassinato da un fanatico musulmano.
La piccola è ormai sola: i suoi fratelli lavorano all’estero e sono tutti sposati, tranne l' ultimo che ha solo 3 anni, e la mamma è diventata una prostituta: dice che è l'unico modo che le è rimasto per portare a casa qualche soldo.
Anche Amira passa le sue giornate a lavorare, perché essendo una femmina non può frequentare la scuola.
Si alza tutti i giorni alle 4 e si corica la sera alle 11.
Le sue piccole manine fabbricano ogni giorno 29 tappeti pregiati, e con lei ci sono altre 11 bambine.
Torna a casa solo la domenica e, durante il resto della settimana, rimane lì in fabbrica e dorme in una cisterna, dove in estate l’aria non si respira, mentre in inverno il freddo è tale da far invidia al Polo.
Guadagna 1 Dirham al giorno, e a pranzo e a cena mangia una fetta di pane bagnato in una tazzina di acqua.
Giorni fa Adham, il nonno paterno, ha trovato una lettera scritta da Amira, ma senza destinatario: “Non ce la faccio più. Lavoro tutti i giorni duramente ma, con la miseria che mi danno, non riesco nemmeno ad accudire il mio fratellino Hamza, che ha bisogno di mangiare per crescere.
L’unica cosa bella che ho avuto dalla vita è stata imparare a leggere e a scrivere, grazie a una delle mie compagne che ha avuto la fortuna di avere un nonno che faceva l’insegnante e che le ha fatto imparare tutto. Lei lo ha poi fatto con me.
Mi sarebbe tanto piaciuto andare a scuola, ma non posso lamentarmi perché ho comunque imparato qualcosa, e secondo me la cultura è fondamentale nella vita di ogni essere umano, e aiuta a combattere l'ignoranza.
Spero fiduciosamente che le cose possano cambiare: in fondo tutti meritano un po’ di felicità!”

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