Angela- di CASELLI Manuela




Caro Diario,
oggi sono più stanca del solito. Stamattina mi sono alzata alle sei e non ho avuto il tempo di fare colazione perché papà diceva che ero in ritardo. Siamo andati nel campo per seminare il granoturco; ho visto anche un airone. Papà urlava dicendo che ero troppo lenta, capace a far nulla, ma ormai sono abituata. Mi ha detto più volte che non ho né cervello né braccia; ma cosa ci vuoi fare, è fatto così, alla fine mi vuole bene. Siamo tornati a casa alle dieci e la mamma stava riordinando la stalla. Aveva ammucchiato tutti i sacchi vuoti in un angolo, ma papà voleva che fossero piegati e perfettamente ordinati. Così ha iniziato a urlare, a lanciarle contro le prime cose che aveva sottomano. Mamma è subito corsa in casa, e papà è andato in paese. Sono salita in camera, e Anna dormiva ancora, così l'ho svegliata e siamo scese da mamma per aiutarla a preparare pranzo. Papà è tornato. Ci siamo seduti a tavola, e a papà non è piaciuto il minestrone, così lo ha rovesciato, e per sbaglio mi è finito sui pantaloncini. A quel punto ho iniziato a piangere perché bruciava.
Papà mi ha urlato contro, mi ha detto che sono una bambina inutile, che devo crescere. Sono triste, non valgo nulla per papà. Mi dice sempre che sono grande, ma ho undici anni e vorrei poter giocare una volta ogni tanto. La mia amica Simona vive in campagna, eppure trova il tempo per giocare; i suoi genitori vanno d'accordo e la lasciano libera, mentre io non posso mai giocare. Oggi pomeriggio ho portato le pecore al pascolo e intanto ho lavorato la maglia. A cena mamma era triste: papà l'aveva picchiata. Non so se dirlo alla nonna, ma mamma dice di no, dice che devo farmi gli affari miei. Adesso vado a dormire. Sono stanca e mi viene da piangere: vorrei per un giorno non doverti scrivere di papà che picchia mamma, e spero che un giorno succederà. Grazie Diario!
Tua Angela.

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