La mamma è una
demente che vive in un villaggio, gli uomini si approfittano di lei proprio per
la sua ingenuità e, un giorno, i suoi famigliari scoprono che è incinta. In
Mozambico i figli sono considerati doni di Dio e una ricchezza, perciò Rebeca,
la mamma di Julia, inconsapevole di quanto stia avvenendo nel suo corpo porta
avanti la gravidanza fino a quel giorno in cui, nel mato (savana) ha le doglie
e partorisce un esserino rosa che la
spaventa. Pertanto la nasconde sotto un mucchio di foglie e rami e ritorna al
villaggio.
Majorina, la sorella maggiore, si accorge che Rebeca ha partorito e le
chiede dove si trovi il neonato. Rebeca, spaventata da quanto le è appena
accaduto, non parla e invano tutti cercano di convincerla a rivelare il luogo
del parto. Il sole si sta abbassando nel cielo e questo significa che presto
sarà l’ora magica del tramonto seguita però immediatamente dall’oscurità . Se
non si trova il neonato immediatamente, sarà troppo tardi: la notte giungerÃ
con le sue insidie fatte di freddo e di animali feroci alla ricerca di cibo e
cosa di meglio se non un esserino così tenero e indifeso coperto di sangue per
attirare facilmente i predatori?
Majorina, che nel frattempo ha chiamato un
cugino poliziotto, si avvia con lui nel mato nei posti dove Rebeca è solita
vagare solitaria; Rebeca curiosa li segue e…poi li precede e li porta ad un
mucchietto di foglie e rami; si ferma immobile, Majorina con delicatezza cerca
di alzare i rami e, avvolta in un manto di poltiglia mista a sangue e foglie
appare un esserino che sgrana due grandi occhi neri e guarda incuriosita il nuovo mondo che la circonda.
Non piange, non sembra spaventata, anzi sembra quasi di vedere un sorriso sul
suo volto sporco.
La bimba viene subito avvolta in una capulana e portata al
villaggio; si chiede ad una cugina che sta allattando il figlio di offrire un
po’ di latte anche alla piccola neonata.
Rebeca torna nel suo mondo di fantasie e di inconsapevolezza
e perde ogni interesse per quel esserino. Majorina si consulta con il cugino e
gli altri familiari. Cosa possono fare per quella bambina? Chi la potrÃ
allattare? Non certo la cugina che le ha appena regalato un po’ di cena ma che
non ha latte sufficiente nemmeno per il suo bambino.
Si decide allora di andare dal capo villaggio. Il capo villaggio non si deve confondere con il sindaco. Il sindaco è l’autorità amministrativa imposta dal governo attraverso una specie di elezione; il capo villaggio, invece, è la persona retta, altruista, onesta che viene scelta dagli anziani dopo anni di controllo ravvicinato sul suo comportamento. Può essere un uomo o una donna, ma è la persona scelta per amare e custodire il suo popolo.
Si decide allora di andare dal capo villaggio. Il capo villaggio non si deve confondere con il sindaco. Il sindaco è l’autorità amministrativa imposta dal governo attraverso una specie di elezione; il capo villaggio, invece, è la persona retta, altruista, onesta che viene scelta dagli anziani dopo anni di controllo ravvicinato sul suo comportamento. Può essere un uomo o una donna, ma è la persona scelta per amare e custodire il suo popolo.
Dopo una lunga notte trascorsa a soppesare le scarse
possibilità di sopravvivere che ha Julia, il nome scelto per la bambina, si
giunge alla conclusione che la cosa migliore per lei sia di portarla
all’orfanotrofio vicino.
Qui viene accolta e curata con amore dalle due suore e
Julia
, fin dall’inizio, dimostra il suo attaccamento alla vita, succhiando con tutte le forze il latte che Karìbu ha comprato per i neonati e anche se apparentemente non cresce, però non molla e continua a vivere e a sorridere; sì perché il segreto di Judite è il suo atteggiamento positivo verso la vita.
, fin dall’inizio, dimostra il suo attaccamento alla vita, succhiando con tutte le forze il latte che Karìbu ha comprato per i neonati e anche se apparentemente non cresce, però non molla e continua a vivere e a sorridere; sì perché il segreto di Judite è il suo atteggiamento positivo verso la vita.
Ad un anno di età già si trascina a carponi tra la
terra rossa e la sporcizia del cortile dell’infantario. Lavata e cambiata in
continuazione si rotola e si impasta nella terra, quasi a trarre da essa la
forza per combattere la sua battaglia per la vita, con il perenne moccio al
naso ma con l’eterno sorriso.
È minutissima, ma indipendente, se non riesce ad
alzarsi da sola si aggrappa al primo che passa, e si arrampica fra le sue
braccia, come un ragnetto, sgranando gli enormi occhi neri e conquistando la
simpatia di tutti. Il suo piatto è sempre stracolmo, sembra impossibile che
entri tutta quella quantità di cibo in uno stomachino così piccolo, ma lei
continua a mangiare e a combattere e sembra proprio che l’abbia avuta vinta lei
contro tutti gli ostacoli che ha dovuto superare sin dal momento in cui è
venuta al mondo.
Ora ha quattro anni e la vita le sorride, proprio come lei ha
sempre conquistato il mondo con il suo sorriso e la sua determinazione.
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