VALENTINA




Mi chiamo Valentina e sono una donna come tante. Sono stata vittima di violenza fisica, psicologica ed economica da parte di mio marito, ma ora ce l'ho fatta, sono riuscita a riprendere in mano la mia vita e quella del mio bambino.                                                                                        Mi sono accorta solo dopo la separazione di essere stata vittima di violenza psicologica da sempre, da quando eravamo fidanzati, ma non l’ho riconosciuta. All’inizio pensavo che fosse geloso e possessivo perché mi amava, poi tutto è diventato sempre più soffocante. Negli ultimi due anni ha iniziato a picchiarmi fino al punto di dover andare al pronto soccorso diverse volte.                       Da quando la violenza è diventata fisica, ho temuto per la mia vita, ero terrorizzata, solo il sentire le chiavi che annunciavano il suo arrivo mi faceva tremare, ero rassegnata e pensavo che non potevo fare niente per uscirne, aspettavo che succedesse il peggio quasi come un sollievo. Mi dicevo “prima o poi ti ammazza”. Sono stata sposata per 10 anni con lui e abbiamo un figlio. La violenza psicologica che lui ha esercitato in me è stata devastante e quella fisica, sicuramente, è stata la svolta decisiva, è lì che ho deciso di fermare tutto, ma la violenza psicologica ti lascia dei segni nell’anima, quelli non vanno mai via.  Poco a poco la mia vita andava in pezzi, mi diceva che ero brutta, stupida, incapace ed io mi ero convinta che aveva ragione, pensavo che lui non fosse poi così male anzi, che per fortuna mi teneva con sé nonostante il disastro di donna che ero. La depressione mi accompagnava da anni, ero triste e non riuscivo a vedere realmente me stessa, vedevo solo quello che lui voleva che vedessi. Per gli amici, la famiglia, la gente che ci conosceva, per tutti quanti eravamo una famiglia felice, perché al di fuori di casa, lui non mi trattava con disprezzo come faceva sempre. Anzi, era disponibile e carino con me davanti agli altri. Nessuno si domandava perché ero cambiata. Ero sempre stata una persona solare ed estroversa, ma solo alcuni mesi dopo il matrimonio sono diventata cupa e triste. Penso che i miei a casa lo sapessero ma cercassero di minimizzare, se accennavo ai miei problemi con mio marito, mi si diceva che in tutte le relazioni di coppia ci sono problemi, di essere paziente che i nostri problemi li dovevo risolvere con lui, di essere carina e amarlo così com’era perché me lo ero sposato e avevo un figlio da crescere e poi che non mi mancava nulla: avevo una casa, vestiti, vacanze d’estate. Negli ultimi anni, quando vedevano i lividi nessuno mi domandava cosa fosse successo anche se leggevo negli occhi di mia madre la tristezza nel vedermi così.                                                                                                       Non mi sono mai ribellata, mi sentivo succube e impotente, lui poteva fare tutto quanto voleva di me. Ma fortunatamente la cosa che mi ha fatto scattare è stato mio figlio, che nonostante i suoi 8 anni è stato determinante.                                                                                                                   Ero finita nel buco nero dove non ti riesci a vedere come una persona integra. Credevo che il nostro bimbo non si fosse accorto mai di nulla, perché ero attenta a non far vedere che suo padre mi maltrattava, ma un giorno al ritorno da scuola mi vide con gli occhiali da sole in casa, lo facevo le volte che avevo l’occhio nero, dicendo di avere un forte mal di testa, e lì mi disse che era consapevole di cosa stesse succedendo. L’unica cosa che volevo era che mio figlio fosse felice, non sapevo che quella situazione danneggiava anche lui, ero convinta che non si accorgesse di nulla. Se penso a tutto ciò, la cosa che più mi pesa accettare è quella di aver perso tanto in questi 10 anni di orrore, come donna perché mi sono stati negati momenti di felicità, di serenità, mi è stata tolta la dignità di donna, e come madre perché quando si è in quella situazione non puoi essere una madre completa, la tua paura te lo impedisce, trasmetti angoscia e tristezza anche se credi di nascondere bene il tuo dolore. Ciò che mi ha spinto a rivolgermi a un centro e chiedere aiuto è stato sapere che mio figlio era consapevole della nostra vita di violenza. Questo mi ha fatto riflettere, mi sono sentita in dovere di salvarlo. E ora, dopo un lungo processo di guarigione, ho trovato la via d’uscita e soprattutto ho acquisito la consapevolezza di quanto mi era successo e riconquistato l’autostima fondamentale per ripartire.

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