Anita- di GARNERO Paola



Quando era bambina Anita sognava il suo matrimonio e di avere in futuro una famiglia, per lei la famiglia perfetta era composta da due figli, sognava in oltre di diventare maestra e di insegnare storia, la sua materia preferita da sempre. Non avrebbe mai pensato di trovarsi all’età di venticinque anni all’interno di una casa per vedove, privata di tutto.

Anita era una ragazza indiana che viveva insieme ai suoi genitori, quando aveva quindici anni il padre insieme ad altri parenti scelse l’uomo che sarebbe diventato suo marito; egli aveva cinquantotto anni, la differenza d’età era un fattore molto comune nei matrimoni combinati e rendeva la convivenza ancora più difficile.

La ragazza vedeva la vita scorrergli davanti agli occhi, tutto ciò che aveva sognato e immaginato stava svanendo e una brutta decisione le stava rovinando letteralmente la vita. Passarono gli anni e Anita fece da domestica al signor Jhoar, suo marito, e mise alla luce un bellissimo bambino. La vita dopo il matrimonio era ogni giorno più difficile, Jhoar nonostante l’età adulta non portava rispetto ad Anita, non le permise di terminare la scuola vietandole quindi un grandissimo diritto, quello dell’istruzione.

Dopo dieci lunghi anni dal matrimonio il marito morì a seguito di un periodo in cui convisse con una brutta malattia. Per Anita sembra essere arrivata la libertà tanto aspettata e desiderata, ma non sapeva ancora quali brutti scherzi le aveva riservato di nuovo la vita.

Quando un uomo proveniente da una famiglia ortodossa, come Jhoar, moriva, la sua giovane vedova veniva obbligata a vivere in una casa per vedove per fare ammenda per i peccati commessi nella vita precedente, perché si credeva essere la causa della morte del marito.

Accadde la stessa cosa ad Anita. Arrivata nella casa le vennero rasati i capelli, da quel giorno non poté più correre, mangiare dolci. Insomma la sua vita venne stravolta terribilmente una seconda volta. Ogni giorno le ragazze andavano lungo il Gange a prendere l’acqua per la giornata, era l’unico momento di libertà in cui stavano all’aperto, si godevano la luce del sole; era l’unico momento in cui riuscivano a dimenticare la situazione in cui vivevano e ad essere spensierate.


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