Samia- di BIANCO Francesca



Io amo il mio Paese. Vorrei davvero essere là in questo momento, ma non posso, c’è la guerra. Sono dovuta scappare, altrimenti non so se sarei sopravvissuta; adesso mi trovo qui in Italia, completamente abbandonata al mio destino, con l’unica persona che mi è rimasta: Hanna, mia sorella. Lei ha due anni in più di me, ed entrambe preferiremmo essere rimaste a casa, ad Abuja, in Nigeria, per affrontare la guerra con la nostra famiglia, piuttosto che vivere, o meglio sopravvivere in questo modo. A proposito, mi chiamo Samia e ho 20 anni.
Appena arrivate qui, siamo state accolte in un centro per gli immigrati, e subito dopo un uomo ci ha portate via con sé, insieme ad una decina di altre ragazze. Subito non capivamo che cosa ci stesse succedendo: eravamo ingenue, ma poi abbiamo capito. L’uomo era una specie di trafficante di prostitute, che faceva la sua fortuna con tutte le ragazze abbandonate e disperate che trovava. All'inizio era gentile, ci ha dato una casa, del cibo, un posto dove dormire; poi, però, si è rivelato per la sua vera natura. A quel punto, siamo diventate le sue schiavette. Di giorno dovevamo mantenere la casa in ordine e prenderci cura dei suoi averi, ma di notte ci portava sulle strade, per farci prostituire.
Questa vicenda è andata avanti per due lunghissimi anni, finché una notte siamo state liberate, tutte quante dalla nostra prigione. L’uomo con cui stavamo era sospettato da tempo di traffico di prostitute, e finalmente, ieri, 24 maggio 2014, sono finite tutte le nostre sofferenze. Tutto per merito di un carabiniere in borghese, che ci ha trovate, si è fermato, come tutti i clienti abituali, ma invece di condurmi in un posto appartato, ha incominciato a farmi delle domande, insistendo molto sulla mia vita privata. Io, come al solito, ho mentito spudoratamente, perché altrimenti sarei finita nei guai. Dopo un po', però, mi ha rivelato la sua identità. E così io, armata di coraggio, gli ho rivelato tutta la verità.
In questo modo, il mattino seguente, quell'uomo terribile che non ho nemmeno il coraggio di nominare, è stato arrestato e condannato. Io e mia sorella, insieme a tutte le altre ragazze, abbiamo potuto tirare un sospiro di sollievo: pronte per ricominciare da zero, dimenticando questo momento buio della nostra vita.
Da quel giorno è passato molto tempo, la mia vita è cambiata completamente e io sono felice più che mai, così come mia sorella. Ho trovato un lavoro, un vero lavoro, degno di questo nome, come gestore di un piccolo ristorante. Mi sono sposata con un uomo meraviglioso, che mi rispetta, mi ama per quella che sono, nonostante il mio passato. Ma lo ha accettato, mi ha capita.  


                                 

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