AMBRA di Giada Galfrè


Oggi ho deciso di raccontare la mia storia per tutte le donne che come me sono o sono state vittime di violenza. Spesso è difficile parlare liberamente di ciò che ci succede, soprattutto se si tratta di violenza, ma è proprio in questo modo che si superano tutte le difficoltà e le ingiustizie. Bisogna denunciare ogni forma di sopruso, perché si è sempre lottato per l’uguaglianza tra i sessi e al fine che essa venga mantenuta è necessario ribellarsi ogni qual volta venga violata la nostra dignità di donne. Mi chiamo Ambra, ho 30 anni e sono sposata con Andrea da 6 anni. Ci siamo incontrati all’università: io ero al secondo anno di medicina ed egli al quarto. Abbiamo iniziato a frequentarci e l’anno dopo Andrea si è laureato, ha iniziato la specializzazione e ha chiesto di sposarlo. Io ero felicissima. Ci amavamo e credevo che il nostro amore fosse vero e grande. È sempre stato molto protettivo nei miei confronti, sin dall’inizio. Non mi dava fastidio, anzi mi piaceva era la prova che mi amava davvero.  Due anni fa non so cosa sia successo: ha iniziato ad essere strano, mi trattava male, ha cominciato a dirmi che ero inutile, che non ero capace a fare niente e presto iniziai a crederlo anch’io. Ero convinta che avesse ragione e che forse era colpa mia se era cambiato, se non era più lo stesso. Una sera è arrivato a casa più nervoso del solito. Prima di tornare a casa, ero passata al supermercato e avevo fatto un sacco di spesa in modo che almeno per una decina di giorni eravamo a posto con il mangiare. Quando Andrea l’ha scoperto ha iniziato a lanciarmi i piatti addosso: credevo fosse impazzito. Diceva che non gli avevo chiesto il permesso, che avevo speso troppo e che doveva esserne informato precedentemente. Da quella volta iniziò a picchiarmi sempre più sovente, fino a tre mesi fa, quando ho capito che quello non era più il nostro amore. Forse avevamo sbagliato qualcosa, forse avremmo dovuto capire che non eravamo ancora pronti per un matrimonio… non lo so… Decisi di chiedere aiuto. Non dissi mai niente ai miei famigliari e ai miei amici: non volevo preoccuparli ed era meglio così anche per me, per la mia dignità. Riuscii a denunciare le violenze di Andrea con l’aiuto dell’associazione “Mai più sole” e presto gli chiesi il divorzio. Ora mi sento molto meglio e domani parto per gli Stati Uniti dove spero di ricominciare da capo: un nuovo posto di lavoro, nuove persone, una nuova vita e, perché no, un nuovo amore.

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