Caro Diario,
è passato esattamente un anno da quando non lo vedo,
da quando le mie giornate non passano più tra il dolore, le lacrime e il
sangue. Oggi posso ritenermi una donna libera, una donna trattata come tale e
non come una bestia da picchiare. Per ben due anni sono stata vittima di
quell'uomo crudele che diceva di amarmi, che doveva fare così altrimenti non
capivo. Ed effettivamente non capivo che ciò che mi rovinava era lui, la mia
bontà e ingenuità e non, come riteneva lui, la mia stupidità e incapacità. Oggi
riesco finalmente a respirare dopo un anno passato in convalescenza. Oggi
riesco a camminare senza zoppicare, a dormire un po'di più, a sorridere un
pochino e soprattutto a guardarmi allo specchio. Il ricordo di quegli schiaffi
e di quei pugni è ancora vivido e ben impresso nella mia mente. Ricordo le sue
urla (per lo più ubriache) piene di rabbia e le ferite, ma soprattutto la paura
di non sopravvivere e di non essere più quella coppia innamorata di un tempo. Eppure io continuavo a sperare
che sarebbe tornato tutto come prima e che era solo un momento traslatorio; ci
speravo malgrado le botte e gli insulti. Credo proprio che sia stato questo il
mio sbaglio più grande: crederci. Sognavo che ritornasse a baciarmi con
dolcezza, a tenermi per mano e a portarmi fuori a cena; in poche parole l'uomo
di cui mi ero innamorata, lo stesso che mi aveva conquistata. Durante quei due
lunghissimi anni ho sperato e pregato, fino a quando dopo tutte quelle botte il
mio corpo ha ceduto; mi ricordo ancora quel giorno, l'ultimo giorno di violenza
e forse il più terribile.
Come ogni sera era tornato da lavoro e io ero in
cucina ad aspettarlo, le gambe tremanti e le mani sudate, il cuore perennemente
in tumulto. La cena inizia tranquilla e silenziosa come sempre; poi
distrattamente e anche per la debolezza causata dalle precedenti botte, mi cade
il bicchiere che si frantuma a terra. Un attimo di silenzio e poi urla e
insulti : <Laila sei una stupida incapace! Asciuga, veloce!>; io prendo
subito uno straccio e mi metto ad asciugare, ma ecco che ricevo un calcio in
faccia e poi in pancia e lui continua a ripetere: <Asciuga incapace!> e
io tramortita a terra cerco di sollevarmi, ma in men che non si dica mi sbatte
contro il muro e poi di nuovo ma questa volta le forze mi abbandonano e mi
ritrovo a terra, non vedo niente.Poi sento il rumore dei suoi passi, si
avvicina. Prima ancora che riesca a vederlo mi ha già di nuovo colpita : le
vecchie ferite si riaprono, il sangue mi sporca i vestiti, sono ridotta
malissimo e ho paura di non farcela, di morire. Afferro una pentola caduta a
terra e lo colpisco, lui cade e io raccolgo le mie ultime forze e mi metto a
correre, corro verso la salvezza.
Non l'avevo mai visto così arrabbiato come quella
volta e avevo paura che non sarei riuscita a sopravvivere : il mio corpo era
troppo debole e la sua violenza era troppa.
Le ultime scene che ricordo di quel giorno terribile
sono la chiamata alla polizia fatta con un filo di voce mentre continuavo a
correre e l'ambulanza e visi gentili e
premurosi intorno a me, poi finalmente, solo a quel punto dopo due eterni anni
chiudo gli occhi sentendomi al sicuro.
Ora eccomi qua, esattamente un anno dopo con quel
ricordo che so già che non mi abbandonerà mai . Ma non per questo voglio
arrendermi ; devo ricominciare a vivere e ad essere una donna e a sentirmi
tale. Voglio ritonare a sorridere, a mangiare e soprattutto a sognare.
"Il cuore di una donna è un profondo oceano di
segreti (e ricordi)".
La tua
cara LAILA
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