DELIA di Michela Gastaldi


Mi chiamo Delia e vivo in Afghanistan; amo il mio Dio e la mia famiglia perĂ² gli ideali della mia religione non mi permettono di vivere come vorrei.

Ho 15 anni e da quando ho 10 anni ho smesso di studiare.

Ho tantissimi sogni nel cassetto, nella mia vita mi piacerebbe fare molte cose ma so che i miei sogni non si avvereranno mai; non oso neanche parlarne con la mia famiglia perchĂ© mi crederebbero pazza, e forse non avrebbero tutti i torti. Così vivo la mia vita sognandone un’altra e sperando che un giorno arrivi qualcuno a portarmi via da questo posto che non sento casa mia per portarmi in un posto che ho sempre sognato o perlomeno migliore di quello in cui vivo adesso.

1 mese fa mi sono sposata con un uomo che non conosco di cui so soltanto il nome, l’aspetto fisico e la sua etĂ , 30 anni. E’ abbastanza ricco, perĂ² non è la persona che ho sempre sognato di sposare, con cui passare il resto della vita e ancor meno di amare.

La mia famiglia mi obbliga a sposarmi non perchĂ© mi odia o vuole farmi del male, semplicemente vuole il meglio per la propria figlia, senza sapere, perĂ², che il meglio per me sarebbe vivere con la persona che amo.

Il momento piĂ¹ brutto della mia vita è stato quando ho dovuto abbandonare la scuola, perchĂ© io amo studiare, imparare nuove cose e riuscire a pensare con la mia testa.                                                  Le mie materie preferite sono, o meglio erano, geografia e storia perchĂ© solo in quel modo potevo conoscere la storia del mio Paese e viaggiare con la fantasia in tutto il mondo, che di sicuro non riuscirĂ² mai a visitare.

La mia famiglia non mi ha mai maltrattata, nonostante non sia d’accordo con delle loro decisioni, non mi farebbero mai del male.                                                                                                    Invece mio marito appena siamo rimasti soli dopo il matrimonio mi ha picchiato ( niente male come inizio del matrimonio) e i maltrattamenti sono all’ordine del giorno.

Nella mia vita non ho mai potuto prendere delle decisioni di mia volontĂ , così adesso che sono “donna”, come mi hanno definito i miei genitori, sono stanca di non poter prendere decisioni con la mia testa, di dover sottostare sempre a qualcuno, così ho deciso di scappare, non so dove, non so quando e non so come perĂ² appena ne avrĂ² l’occasione scapperĂ² via di qua perchĂ© non voglio passare la vita in questa prigionia, preferisco morire di fame o di sete ma almeno potrĂ² dire di aver fatto una mia scelta e di non aver eseguito gli ordini di qualcuno, almeno per una volta.

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